Un giovane statunitense è rimasto totalmente paralizzato dalla vita in giù, dopo un incidente in motoslitta nel 2013. Grazie ad uno studio, iniziato nel 2016, i chirurghi della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, gli hanno impiantato un elettrodo nello spazio epidurale, al di sotto dell’area lesionata della colonna spinale.
Gli esperti dicono che il dispositivo aiuta i segnali persi dal cervello a raggiungere i muscoli delle gambe.
“Siamo stati in grado di stimolare direttamente il midollo spinale e crediamo sia stato molto importante al fine di ripristinare il controllo della volontà” afferma il dr. Kendall Lee, responsabile dell’equipe che ha diretto la ricerca. Lo studio è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Charla Fischer, della New York University:”Penso che i risultati dello studio siano eccitanti, dovremo aspettare e vedere dove potranno portare, ritengo diano speranza ad alcuni pazienti con lesioni del midollo spinale”. Jered, uno dei tre pazienti paraplegici che hanno testato l’impianto è entusiasta e afferma : “Lavoro in palestra ogni giorno per un paio di ore, sei giorni a settimana, la ragazza che mi ha aiutato ora è mia moglie e mi spinge ad andare avanti”.
Come altre volte quando ci imbattiamo in notizie di questo tipo, onde evitare di creare false speranze tra le persone con lesione al midollo spinale, abbiamo voluto interpellare i pareri della dott.ssa Ilaria Decimo e del dott. Francesco Bifari, dell’equipe dell’Università di Verona diretta dal prof. Fumagalli, impegnati nel progetto sulle cellule staminali nelle meningi (Leptomeningeal Stem Cells (LeSC) per la cura della lesione midollare.
La redazione
Il medico a cui i giornalisti fanno riferimento (K. Lee) è un noto neurochirurgo con propensioni ingegneristiche che lavora nella più importante clinica americana, la Mayo Clinic. Il lavoro a cui si fa riferimento non è sul New England Journal of Medicine, ma su Nature Medicine.
Esso descrive l’effetto della stimolazione elettrica epidurale in una singola persona con lesione completa dal punto di vista clinico, ma descritta come “functionally complete SCI with evidence of a discomplete SCI profile” quindi con caratteristiche neurologiche e radiologiche di lesione incompleta.
Benchè incapace di compiere movimenti e percepire la sensibilità degli arti inferiori, la persona aveva “Magnetic resonance imaging (MRI) of the spine showed intact tissue within the SCI site (Supplementary Fig. 2)” ovvero evidenza di tessuto integro nella lesione e “ Prolonged attempts to maximally contract muscles, with intention focused on increasing activity in either the left or right leg, resulted in bursts of muscle activity across agonist and antagonist leg muscles that increased in amplitude and leg selectivity over time”, indicando quindi la capacità di contrarre, benchè non in maniera funzionale i muscoli degli arti inferiori.
Quindi quello che si evince dalla descrizione del soggetto è che si tratti di un midollo con alcuni circuiti conservati sotto il livello della lesione. Per riassumere è una lesione incompleta. Dal nostro punto di vista l’approccio è comunque molto interessante ed innovativo. Va studiato e implementato per essere fruibile a tutti. Non escludiamo che possa essere un’ottima potenzialità per supportare una terapia rigenerativa che miri a ricostruire tessuto nervoso in una lesione e far connettere le due parti separate del midollo nella lesione completa.