a cura del dottor Mauro Menarini
Unità Spinale dell’Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar

Le infezioni urinarie rappresentano una delle complicanze più frequenti dopo una lesione al midollo spinale. Ricordiamo che per verificare il tipo di batteri presenti nelle urine e impostare un trattamento farmacologico adeguato è necessario effettuare l’urinocoltura con antibiogramma: in questo modo potrà essere utilizzato un antibiotico mirato al “germe” responsabile dell’infezione urinaria.
Spesso, anche in assenza di sintomatologia clinica (febbre, urine torbide e maleodoranti, ematuria, aumento degli episodi di incontinenza urinaria, accentuazione dell’ipertono agli arti inferiori e all’addome), vi può essere una positività dell’urinocoltura: tale situazione prende il nome di batteriuria asintomatica. La batteriuria asintomatica, in assenza di altre complicanze a carico dell’apparato vescico-sfinterico, non deve essere sottoposta a trattamento farmacologico per evitare l’insorgenza di pericolose resistenze agli antibiotici.
L’urinocoltura con antibiogramma deve essere eseguita periodicamente in presenza di complicanze (reflusso vescico-ureterale, insufficienza renale, elevate pressioni intravescicali, dilatazioni ureterali, diverticoli), in quanto è necessario prevenire la contaminazione batterica in un sistema già compromesso dal punto di vista anatomico e/o funzionale.
L’esame deve invece essere eseguito sempre in occasione di episodi di infezione urinaria sintomatica, raccogliendo le urine prima di iniziare il trattamento con antibiotici, così da poter valutare correttamente il risultato dell’antibiogramma.

La profilassi (dal greco προφυλάσσω, «prophylàsso», difendere o prevenire in anticipo, è una qualsiasi procedura medica o di sanità pubblica il cui scopo è prevenire, piuttosto che curare o trattare, le malattie) è indicata quando compaiono più di quattro infezioni urinarie sintomatiche (UTI) nel corso di un anno. Prima di iniziare la profilassi, vanno escluse tutte le possibili cause che favoriscono l’insorgenza di frequenti episodi di UTI: iperattività detrusoriale non controllata, calcoli delle vie urinarie, infiammazione cronica della prostata, tecnica di cateterizzazione non perfettamente eseguita, stipsi ostinata. Nei pazienti che non svuotano la vescica mediante cateterismo intermittente, il residuo post-minzionale rappresenta una frequente fonte di infezione. Quando si sono esclusi questi fattori, sono disponibili alcune tipologie di profilassi.

Integratori alimentari

Una possibilità è rappresentata dalla periodica assunzione di una associazione di tropeolo e rafano. Nel dosaggio estremamente elevato e nell’assunzione prolungata sono raramente possibili effetti collaterali (lesioni epatiche). Anche i prodotti a base di mirtillo o cranberry possono ridurre la frequenza delle infezioni urinarie, ma sembrano agire solo su determinati tipi di batteri (Escherichia coli). Lo stesso vale per uno zucchero (D-mannosio) che lega e disattiva i batteri nelle urine. Non dimostrata l’efficacia dei cosiddetti “tè per la vescica e per i reni”.

Acidificazione delle urine

La L-metionina è in grado di ridurre l’acidità delle urine. L’efficacia di questa acidificazione è, però, limitata poiché molti batteri possono vivere indipendentemente dal grado di acidità. Un’alternativa di acidificazione non medicamentosa è l’aceto di mele o la Vitamina C.

Irrigazione vescicale

La periodica irrigazione della vescica con soluzioni disinfettanti o acqua non è indicata per la prevenzione delle infezioni, se la vescica è svuotata mediante cateterismo intermittente. Nelle persone con catetere vescicale a permanenza l’irrigazione è in grado di eliminare depositi o piccoli calcoli e, quindi, di limitare la frequenza delle infezioni sintomatiche.

Vaccinazione

Contro l’Escherichia coli, agente patogeno molto frequente di infezioni urinarie, è disponibile una vaccinazione per via orale che può ridurre il numero delle infezioni.

Antibiotici

Anche gli antibiotici possono essere impiegati della profilassi delle infezioni. È efficace l’impiego di un antibiotico a cui l’agente patogeno è sensibile, a dosi molto basse, per 6 settimane – 3 mesi, in una unica somministrazione di sera, dopo il trattamento acuto, ma purtroppo ha anche degli effetti collaterali. L’alternativa è rappresentata da un tipo di terapia in cui vengono scelti due antibiotici che vengono somministrati in alternanza tra di loro una volta alla settimana (per esempio il medicamento A ogni mercoledì delle settimane 1, 3, 5 … e il medicamento B ogni mercoledì delle settimane 2, 4, 6 ). Con questo trattamento è possibile prevenire meglio le resistenze e il carico dei farmaci è inferiore rispetto all’assunzione quotidiana. Ricordiamo infine che, viste le strette relazioni tra la vescica e la stipsi (che si manifesta sempre dopo una lesione midollare) una corretta prevenzione delle UTI non può prescindere da una corretta terapia della disfunzione intestinale (evacuazione).
In considerazione della sua importanza, questo argomento verrà trattato in un successivo aggiornamento.

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