Era circolata nella chat di gruppo della nostra associazione la notizia dell’evento di presentazione della carrozzina Genny Zero, con possibilità di prova.
Tale evento si è svolto mercoledì 5 febbraio presso la Sanitaria Ottobock di Via Fermi in Verona.
E’ una carrozzina sicuramene particolare, il cui funzionamento, le cui caratteristiche mi hanno sempre incuriosito e l’occasione era ghiotta per togliermi le mie piccole curiosità. A dir il vero non sono stato l’unico socio GALM ad essere attratto da questa tecnologia particolare, tant’è che ci siamo ritrovati in quattro a toccare con mano questo modello.
E’ una carrozzina “particolare” perché su sole due ruote per così dire auto-bilancianti che ti tengono in equilibrio, naturalmente elettrica, sicuramente una bella possibilità, anche un bel design, con una tecnologia ora tutta europea, ma non propriamente adatta a tutti.
Tralasciando per il momento alcune caratteristiche tecniche, di peso, consumi, autonomia e perché no di costi, quello su cui credo sia doveroso soffermarsi è che quello dell’equilibrio, del controllo del busto che è il primo elemento per controllare e comandare la “Genny”, per cui credo che coloro che non hanno nessuna possibilità di controllo del busto, possano avere qualche difficoltà nell’uso ma, così come ho fatto io, è opportuno rivolgersi ai tecnici che sono in grado di dare tutte le risposte appropriate per il singolo caso.
La carrozzina è bella pesante, all’incirca 65 Kg, sicuramente non si può caricare a mano su una macchina normale. Ha una velocità di circa 20 km/ora con una autonomia che comprensibilmente non è elevata intorno ai 20 km e si possono superare pendenze in perfetto equilibrio sino al 20%.
Il costo della versione base si aggira sui 14.500,oo euro, direi non poco ma la tecnologia e lo studio che ci sono dietro, sono sicuramente notevoli. E’ da provare.
Mi pare bello riprendere dal sito ufficiale una breve storia di questo particolare ausilio:
Genny nasce da un’intuizione di Paolo Badano, imprenditore che da oltre vent’anni
si trova a convivere con la sua sedia a rotelle a causa di un banale incidente stradale.
A seguito dell’avvenimento, Paolo ha cercato negli anni di migliorare la propria mobilità quotidiana, senza però trovare nulla che lo facesse uscire dai tradizionali schemi.
La sedia a quattro ruote non solo appariva limitante e spesso esteticamente discutibile, ma disponeva anche di una tecnologia nettamente obsoleta. Solo nel 2009 la sua attenzione fu rapita dal Segway PT, mezzo auto-bilanciante dotato di due sole ruote, ideato da Dean Kamen e prodotto da Segway Inc.
Essendo Segway un dispositivo che impone la posizione eretta da parte del suo utilizzatore, l’idea di Paolo fu quella di rendere fruibile questa tecnologia anche al “popolo dei seduti” (definizione che Paolo utilizza spesso per definire la disabilità motoria).
Genny, oltre che funzionale, è anche bella da vedere.
Uno degli obiettivi che Paolo si è posto sin dall’inizio della sua “avventura” è stato quello di portare avanti con questa idea un concetto totalmente nuovo ed ambizioso: l’associazione della parola “Design” a “Disabilità”.
Il Design di Genny è volto a spostare l’attenzione dell’interlocutore dal problema della limitata mobilità alla “magia” legata al mezzo che la persona sta utilizzando. Insieme all’autonomia, questa nuova chiave di lettura può rivelarsi fondamentale nella complicata strada verso l’integrazione della disabilità.
Negli anni successivi il modello è stato continuamente aggiornato e migliorato, fino ad arrivare alla realizzazione di Genny Zero, presentata a Rehacare di Dusseldorf il 14 Settembre 2022.
Abbandonata la piattaforma autobilanciante Segway, Paolo, insieme al Wullschleger Group, grazie ad una squadra di ingeneri, hanno dato inizio ad un progetto di reingegnerizzazione della Power Unit, dando vita ad una tecnologia autobilanciante costruita interamente in Europa.
fonte VF – GennyMoblity
Seguono alcune immagini della carrozzina e delle prove.
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Piccola dimostrazione di guida del tecnico Davide di Ottobock
Piccola prova di guida fatta da me
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