C’ero già stato più volte, in epoche lontane e naturalmente in piedi, e sempre ho maturato la convinzione che è un Paese in cui mi piacerebbe vivere.

La Norvegia.
Ordinata, pulita, efficiente, in sintonia con l’ambiente che viene rispettato e tutelato: l’uomo ne è una componente non il padrone. E poi, vuoi mettere 6 milioni di abitanti su una superfice pari all’Italia? Un paradiso.
Adesso, in carrozzina, confermo tutto e la dichiaro “accessibile”.
Questa volta per facilitare la mia vacanza ho scelto una modalità che mai avevo prima considerato, e che giustifico solo perché avevo scelto una meta “ambiziosa”, le Isole Svalbard, a oltre 78° di latitudine Nord, 1000 km dal Polo Nord: una crociera.
Non credo rifarò l’esperienza, non solo perché non corrisponde al mio modo di viaggiare, ma anche perché le distanze sono dell’ordine quasi di migliaia di chilometri e le ore, giornate, di navigazione sono molte. Più le tappe nei vari porti. Detto questo riconosco efficienza, disponibilità, ottima qualità del cibo e giudico positiva l’organizzazione a bordo.

Devo dire che il tutto era cominciato in maniera tragica: ad Amburgo, in aeroporto, mi hanno riconsegnato il Triride con l’alloggiamento della batteria spezzato, il comando della retromarcia rotto, più ulteriori danni su cui non mi dilungo: Lufthansa, se la conosci la eviti. Maleducati ed impiccioni. Fortunatamente, con un colpo di magia, nell’officina della nave hanno rappezzato i danni e, con la batteria legata con una fettuccia, sono riuscito a muovermi tranquillamente.

Ancora a merito dell’organizzazione molta efficienza nelle discese a terra, anche quando la nave è rimasta alla fonda (solo una persona che ho conosciuto in navigazione non è riuscita a scendere perché usava una carrozzina elettrica molto pesante).

Venendo al viaggio vero e proprio. Come detto la meta era Longyearbyen, la capitale delle Svalbard, sull’isola Spitsbergen, diciamo 3000 abitanti, oramai dediti principalmente al turismo, dopo che le miniere di carbone sono state chiuse.
Una cittadina dotata di tutti i servizi, anche un’università, che si sviluppa lungo due strade a 90°, una sulla costa, l’altra lungo la valle che porta ai ghiacciai. Alle estremità di queste strade i cartelli di “pericolo orsi”, oltre ai quali si può proseguire solo armati (tutte le motoslitte hanno la fondina per mettere il fucile), (la mia nipotina era molto preoccupata e, al telefono, mi raccomandava prudenza!).
A proposito di telefonia, poiché si viaggia spesso vicino alla costa e nei porti è possibile agganciarsi alla rete locale in roaming. Tranne che alle Svalbard, dove si va sul satellite a costi abbastanza elevati. Tornando agli orsi, quelli bianchi, sono stimati più di tremila nell’arcipelago. Comunque le probabilità di incontrarli sono estremamente limitate essendo le Svalbard circa tre volte e mezzo il Veneto. Inoltre agli orsi non piace la carne umana, troppo magra, preferiscono le grasse foche o i trichechi.
Ecco mi sarebbe piaciuto partecipare all’escursione in gommone per vederli, ma non c’erano più posti. In generale avevo scelto di non partecipare alle escursioni, oltre che per il costo, anche perché temevo fossero superficiali, con tempi ridotti, di corsa, a causa dei tanti partecipanti. Chi ci è stato mi ha dato conferma della cosa. Ho preferito gironzolare per le cittadine, uscire un po’ dai centri abitati, annusare quell’aria nordica, gustarmi la luce del tutto particolare a causa dell’alta posizione del sole. Eventualmente consiglierei un giro con gli autobus scoperti, sightseeing, dove ci sono (Olden, Stavanger), acquistando i biglietti sul posto.
Un po’ deluso dai pochi avvistamenti di fauna selvatica (renne, lepri, orsi no, poi qualche uccello: oche, gabbiani, sterne, beccacce di mare, poca cosa).
Comunque potersi annoverare tra i non molti che hanno raggiunto questa latitudine, mi riempie di orgoglio.
Sulle altre tappe che dire, simili tra di loro almeno ci hanno concesso una sosta ogni tanto. La più gettonata Honningsvag, nei pressi di Capo Nord. Quasi tutti poi si sono fatti in autobus i 30 chilometri che li separavano dalla località turistica. Visita molto veloce e in più la beffa che Capo Nord (71°10’21”N) non è il punto più a Nord del continente, che è Knivskjelodden (71°11’08”N), raggiungibile solo con una lunga camminata. Anzi, poiché Capo Nord è su un’isola il vero punto più settentrionale della terraferma è il promontorio di Kinnarodden, un po’ più a Sud (71°08’02”N) e a Est di Capo Nord verso la Russia. Ma tant’è, che differenza fa in fondo?
Oltre a queste località ci siamo fermati prima a Molden, poi a Tromso, sono centri molto importanti. Molden, alla fonda, come già detto, però dopo aver percorso un fiordo che si inoltra per oltre 100 km all’interno e poi Stavanger al sud del paese.
Un’altra caratteristica della Norvegia è la proliferazione di musei, per ogni dove su qualsiasi argomento, la birra, la pesca, l’inscatolamento delle sardine, l’ambiente, gli acquari, le spedizioni polari, l’estrazione petrolifera e chi più ne più ne metta. Musei piccolini, abbastanza accessibili, ma così affollati che vi ho subito rinunciato. Ho provato a visitare l’acquario di Molden, famoso per le foche, e ho visto solo i sederi dei turisti che l’affollavano.
Conclusione, ma lo consiglieresti un viaggio così? “Ni”, solo se ti piace talmente la natura che sei disposto a sopportare la vita di bordo o solo se ti piace la vita di bordo, perché avrai veramente tanto tempo per viverla.

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